Ad oggi sono molti i produttori che commercializzano filtri blu-block (BB) e ritengono che possano ridurre i sintomi dell’affaticamento visivo digitale (DES).

Tuttavia, le prove a sostegno della teoria che il DES derivi dalla luce blu emessa da questi dispositivi sono limitate.

I sintomi visivi comunemente riscontrati durante la visualizzazione di schermi digitali sono denominati DES. Lo spettro di emissione dei moderni display digitali include spesso un’alta percentuale di luce blu. Queste lunghezze d’onda corte, ma con un elevato livello di energia, possono contribuire al DES. Questo studio ha esaminato l’effetto di un filtro BB sui sintomi del DES durante un’attività prolungata di visione da vicino.

Sono stati presi 23 soggetti giovani visivamente normali ed è stato richiesto loro di leggere per 30 minuti da un computer o tablet. Lo schermo digitale è stato ricoperto da un filtro BB o da un filtro a densità neutra (ND) che produce la stessa luminanza dello schermo. Durante ogni sessione, la risposta accomodativa, il diametro della pupilla e la dimensione dell’apertura palpebrale verticale sono state misurate a 0, 9, 19 e 29 minuti dopo l’inizio del compito di lettura. Subito dopo ogni sessione, i soggetti hanno completato un questionario per quantificare i sintomi del DES.

Risultati: il filtro BB ha bloccato il 99% delle lunghezze d’onda tra 400 e 500 nm. I punteggi medi totali dei sintomi (± 1 SEM) per le condizioni del filtro BB e ND erano rispettivamente 42,83 (3,58) e 42,61 (3,17) (P = 0,62). Non sono state osservate differenze significative nell’accomodazione o nella dimensione dell’apertura palpebrale verticale tra le due varianti di filtro, sebbene l’entità della risposta accomodativa media sia aumentata significativamente durante i primi 9 minuti del compito (P = .02).

In conclusione, un filtro che eliminava il 99% della luce blu emessa, non era più efficace nel ridurre i sintomi di DES rispetto a un filtro ND equiluminante.

Quindi al momento ci sono poche prove a sostegno dell’uso di filtri BB per ridurre al minimo l’astenopia indotta dal lavoro.

Fonte: PubMed

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