La sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) o malattia da coronavirus (COVID-19) è causata da un virus a RNA a filamento singolo che ha iniziato a diffondersi nel dicembre 2019 e si è evoluto in una pandemia globale in pochi mesi. La sua trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto diretto del virus con le mucose che possiedono l’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE2). Le manifestazioni oculari di COVID-19 sono estremamente rare e ci sono solo prove di basse quantità di ACE2 nel tessuto oculare. Eppure sia l’ambiente della pratica delle lenti a contatto e l’uso di lenti a contatto presentano un alto rischio potenziale di infezione involontaria.
I dati fino ad oggi non suggeriscono alcuna prova di contrarre COVID-19 attraverso le lenti a contatto e pochissimi dati a sostegno della possibilità di aderenza del coronavirus alla superficie oculare. Per ridurre al minimo la possibilità di infezione, i medici possono decidere di ritardare le visite non essenziali. Quando effettuano l’esame, i medici devono indossare dispositivi di protezione individuale e schermi protettivi sull’attrezzatura e includere un protocollo di disinfezione accurata delle superfici e dell’attrezzatura tra ogni esame.
Si ricorda l’importanza di un’adeguata igiene delle lenti a contatto, vale a dire il lavaggio delle mani con acqua e sapone, asciugatura con carta monouso prima e dopo la manipolazione delle lenti, corretta disinfezione e sostituzione delle lenti e delle custodie. I pazienti non devono indossare le lenti quando si sentono male e devono essere avvisati di astenersi consapevolmente dal toccare il viso per evitare contaminazioni involontarie. Questo articolo esamina le informazioni disponibili fino ad oggi relative ai portatori di lenti a contatto e ai loro assistenti durante questa crisi ancora in evoluzione.
Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33760405/
